Da oggi in campo dopo un fallo di gioco un atleta potrà vedersi sventolare un cartellino azzurro, né rosso né giallo. Il CSI di Reggio Calabria ha introdotto per le categorie Allievi e under 14 l’uso della sospensione del giocatore di 4 minuti, il quale qualora nel tempo di inibizione la squadra in inferiorità numerica subisca goal potrà ritornare subito in campo. Il Comitato Provinciale, dunque, si allinea alle disposizioni nazionali in materia: la gara tra l’Oratorio Bova e la Fossa dei Leoni di Siderno è stata la prima ad “ospitare” questa novità. « Crediamo – afferma il presidente provinciale Paolo Cicciù -che il cartellino azzurro possa essere un passo in avanti sia tecnico che culturale. L’espulsione è una misura molto severa e che può condizionare una gara, spesso questo però induce il direttore di gara a sorvolare su alcuni interventi che meriterebbero una punizione maggiore del semplice giallo. Da qui l’idea dell’espulsione a tempo permette un metro di valutazione, a nostro parere molto più equo ». Gli arbitri, dunque, hanno un mezzo in più per essere ancora una volta i primi educatori in campo: dalle loro scelte oltre che far rispettare il regolamento, si può condizionare il clima tra gli atleti, con le panchine e anche sugli spalti. Il cartelli azzurro è un passo in avanti, che come sottolinea il presidente nazionale Massimo Achini « pensare che qualcuno si ostina a ritenere il nostro uno “sport di serie B”. Nossignori, quello del CSI è ed è sempre stato uno “sport di serie A”. Dove A sta anche per capacità di “anticipare” i tempi ». A proposito di “stare al passo coi tempi” e di clima sugli spalti, l’espulsione di 4 minuti potrebbe acquietare, non è un caso che il Comitato abbia pensato di introdurre la norma prima nei campionati giovanili: è di questi giorni la dichiarazione rilasciata a Calcio Illustrato, il mensile della Lega Dilettanti, dal Ministro dell’Interno Roberto Maroni, in cui il titolare del Viminale parla di un « Daspo educativo per tenere fuori dai campi i genitori invasati che giocano contro la crescita dei figli e dei loro compagni. Trasformano la passione in pressione. Condizionano in misura irrimediabile l’intero gruppo, anche quei ragazzi che hanno genitori capaci di fare i genitori di uno sportivo. La questione è essenzialmente culturale e penso che tutti dobbiamo fare qualcosa per far crescere il tasso di cultura sportiva. Che poi è anche educazione civica ». In effetti, la proposta di Maroni è molto vicina a chi vive quotidianamente la realtà dei campetti in cui i ragazzi fanno la loro attività sportiva, e dunque anche al CSI. « È un’idea- sottolinea Cicciù - sana: troppe volte si vedono nelle tribune genitori esagitati che perdono di vista il vero valore per cui il figlio è sceso in campo, ossia crescere. Bisognerebbe aprire il dibattito tra gli addetti ai lavori e non farla scivolare come un flash d’agenzia ».
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